Tacito

Nato nella metà del I sec, forse più giovane di Plinio il Giovane il quale in una lettera all'amico definì se stesso e Tacito:“all'incirca per pari d'età e di posizione sociale.” e che quando egli era ancora adulescentulus Tacito godeva già di fama come oratore. Appartenne più al rango senatorio che a quello equestre. Le sue origini non sono conosciute:
Forse di origine ternana, sul vanto dell'imperatore Tacito di discendere dalla famiglia dello Storico;
Forse della Gallia Cisalpina o della Gallia Narbonese dove il cognomen Tacitus era molto diffuso.
La sua carriera politica (il corsus honorum) era stata avviata da Vespasiano, fatta proseguire da Tito e poi da Domiziano. Divenne consul suffectus sotto Nerva nel 97 e proconsole della provincia d'Asia sotto Traiano. Sposò la figlia di Giulio Agricola, un generale dei flavi, il quale conquistò la Britannia e fu governatore di essa.

OPERE MINORI
AGRICOLA
Il titolo completo è “De vita et moribus Iulii Agricolae”. Scritta tra 97 e 98, al tempo di Nerva, dopo la morte di Domiziano, ultimo flavio e nuovo Nerone: questo dato biografico è importante, in quanto l'esperienza negativa della tirannide dell'ultimo imperatore flavio è assunta dall'autore come punto di partenza delle sue riflessioni politiche e dell'attività storiografica → “Nunc redit animus.”
Nella prefazione, Tacito presentò quest'opera encomiastica al proprio suocero e chiarì la sua posizione nei confronti del passato regime ed espose i suoi programmi storiografici. Ricordò con sdegno le persecuzioni degli intellettuali sotto Domiziano attraverso la polizia dei delatori e rese omaggio a Nerva e a Traiano che permisero finalmente un'aria meno soffocante. L'opera è una biografia al suocero morto poco prima, avvelenato per mano di Domiziano che, dopo averlo utilizzato per la spedizione in Britannia, provò una crescente invidia nei confronti del generale.
È un'opera composta, poiché non appartiene a un dato genere, ma si colloca a intersezione di generi vari:
No biografica svetoniana: trascura gli aneddoti, i particolari, i pettegolezzi cari a Svetonio. Emerge l'aspetto pubblico del personaggio: cariche, imprese, gesta.. che Agricola ha fatto;
Si sente la tradizione latina di laudatio funebris e di elogium: discorso del primo genito in pubblico per elogiare il defunto;
È una monografia storica: nella parte centrale viene narrata la campagna di Britannia;
È una monografia etnografica: Tacito dà spazio ai costumi dei britanni, in quanto la Britannia è il contesto in cui le virtù di Agricola sono esternate, quindi l'excursus etnografica non è estranea alla biografica di Agricola;
Risente di un modello famoso dall'età giulio-claudio in poi:”exitus virorum illustrium” (morte di uomini illustri) → biografia personaggi appartenenti alla classe senatoria che sono stati vittime degli imperatori, morti per suicidio in quanto oppositori (Seneca, Lucano..). Da questo genere si svilupperanno “Le passiones dei martiri” in età cristiana. Dal punto di vista ideologico “exitus virorum illustrium” è di matrice stoica, poiché lo Stoicismo invita l'uomo allo suicidio quando non si può vivere secondo la ragione; dal punto di vista dello schema narrativo tutti i testi di questo genere si ispirano al racconto della morte di Socrate, ma Tacito se ne distacca difendendo il suicidio del suocero: Agricola non si è suicidato, ma è riuscito a collaborare anche con la tirannia dei Domiziano sopportando soprusi per poter lealmente servire la patria nel superiore interesse del res publica. Questa posizione, che Tacito personalmente e una parte sana della classe dirigente hanno preso, è in indiretta e sottile polemica contro gli oppositori storici in quanto “si conquistarono la gloria di una morte piena di ostentazione, ma non furono di alcuna utilità allo stato.” Agricola vive incorrotto nella corruzione altrui. L'elogio al suocero dunque finisce per giustificare Tacito stesso, per questo motivo l'opera viene qualche volta accusata di essere strumentalizzata. La polemica contro la morte stoica lo avvicina a Petronio, il quale riesce a irridere tale atteggiamento.
Struttura e i contenuti
Tacito espone la vita del personaggio in ordine cronologico lineare, dalla nascita alla morte. Lo scrittore delinea l'emergere delle qualità di Agricola: la prontezza nell'apprendere e nell'agire, attitudine al comando e prudenza accortezza nell'evitare di oscurare i superiori con i suoi successi, efficienza e abilità nei compiti civili e militari. Al resoconto delle imprese nella Britannia Tacito dedica un ampio excursus sulla geografia e sui popoli della regione. Nel discorso di Càlgaco, il capo dei Calèdoni, Tacito dà voce con insuperata potenza ed efficacia alle tradizionali accuse contro la brutalità dell'imperialismo romano. L'ultima parte dell'opera dipinge la crescente gelosia di Domiziano per la fama di Agricola e comprende un epitafio al suocero.

GERMANIA
Scritta negli stessi anni dell'Agricola. Il titolo completo è “De origine et situ Germanorum” (situ = collocazione geografica). È un esempio latino di opera esclusivamente etnografica giunto a noi, insieme ad alcuni spezzoni di “De bello gallico” che danno un quadro sommario del luogo. L'opera ha una struttura bipartita:
Una descrizione complessiva della Germania transrenana e dei suoi abitanti;
Una descrizione dettagliata dedicata alle singole popolazioni e alle loro peculiarità.
Le fonti seguite da Tacito in genere sono di “seconda mano” (“De bello Gallico” sulla Germania transrenana e “Bella Germania” di Plinio il Vecchio sulle guerre germaniche), anche se lui stesso è stato davvero in Germania. Sono in genere fonti ricavate dai generali e scienziati antichi. Nella sua indagine sui Germani, Tacito, con un atteggiamento molto comune tra gli scrittori romani, tiene costantemente conto del fatto che il suo punto di riferimento è l'Impero romano nel suo tempo. Emerge un dualismo nella sua descrizione:
Da un lato egli manifesta una sincera ammirazione per i costumi semplici e austeri e per la sanità morale dei barbari, che rispettano e pratica quelle virtù che i romani ormai hanno perso (consonanza con Giovenale, entrambi credono nella perdita del mos maiorum, ma tutti gli storici latini provano un senso di rimpianto di Roma antica dal punto di vista morale). Queste qualità vengono messe indirettamente in continuo e polemico confronto con i corrotti costumi romani contemporanei;
Da un altro lato li disprezza per i sistemi di vita rozzi e primitivi, ma comunque prevale largamente il quadro positivo della società germanica, ammirata anche per il sistema politico fondato sulla libertas. Individua il più grande difetto dei Germani, la discordia, cioè l'incapacità di coalizzarsi stabilmente contro un nemico comune → Tacito profeta, l'impero romano occidentale cadrà a causa della pressione dei barbari coalizzati.

DIALOGUS DE ORATORIBUS
Ha una struttura dialogica, alla maniera ciceroniana, dedicata al tema della decadenza dell'oratoria, simile all'opera “Institutio oratoria” di Quintiliano. A differenza di Quintiliano, egli dà una spiegazione politica: la causa della decadenza risiede nell'”omissa libertas”: sono venuti meno i conflitti civili che laceravano sì lo stato, ma alimentavano l'oratoria, poiché, secondo Tacito, l'oratoria ha bisogno di contatto con il popolo e con il foro, non deve essere chiusa nelle scuole. Nell'età repubblicana, l'oratoria era uno strumento di promozione sociale e politica: chi aveva le competenze distinte si affermava nella società → “oratoria sicut flama” (ripresa da “Brutus” di Cicerone, l'oratoria ha bisogno di sconvolgimenti per rimanere in vita. La libertas viene meno nel principato, poiché il principato è un assolutismo, mancano i dibattiti e i conflitti per l'ascesa al potere → l'Impero è stato pacificato, ma ciò ha richiesto un prezzo troppo alto (la libertas). Il principato è una dura necessità, è inevitabile, altrimenti Roma sarebbe crollata prima a causa della sua estensione. La riflessione sul principato non è mai separata dall'allusione alla repubblica in tutte le sue opere → continuo confronto che si risolve tra la servitù del principato e la libertà della repubblica.
Risente del modello ciceroniano: stile, sintassi e argomento. La data di composizione è incerta, probabilmente il 102, in cui il dedicatario dell'opera Fabio Giusto fu console. Ambientato nel 75. i 4 personaggi, Apro, Secondo, Materno e Messalla, i più illustri avvocati e oratori che appartenevano alla generazione precedente a Tacito. È un dramma in 3 atti: si susseguono 3 dibattiti su certi aspetti dell'eloquenza con diverse coppie di interlocutori. Materno incarna l'opinione di Tacito, sostiene la tesi politica della decadenza dell'oratoria.
Tacito non descrive tanto la cornice drammatica della conversazione come invece Cicerone faceva.
1. Apro (con l'intervento di Secondo) accusa Materno di essere sconsiderato per aver abbandonato l'oratoria per dedicarsi alla poesia tragica e sostiene che l'oratoria sia più elevata di qualsiasi genere di poesia, perché garantisce grande prestigio e fama all'oratore. Materno si difende dicendo che la poesia gli dà più libertà a sperimentare maggiore spazio privo di condizionamenti di potere.
2. Apro sostiene che non ci sia la decadenza dell'oratoria, ma solo un periodo di evoluzione del modo e gusto letterario verso un nuovo stile.
Messalla sostiene che l'oratoria abbia raggiunto il vertice con Cicerone, quindi non c'è l'evoluzione, ma l'involuzione → confronto fra l'oratoria moderna e antica.
3. Materno sostiene la tesi politica di Tacito, Messalla sostiene la testi tecnica di Quintiliano. Ma in realtà tutte le tesi sono collegate alla tesi politica, che ingloba le altre, perché ha n contesto più ampio.

OPERE MAGGIORI
Dopo aver scritto le “Historiae”, Tacito torna agli anni precedenti a quelli affrontati in “Historiae” perché sente la necessità di indagare sul fallimento dell'Impero e di approfondire il suo studio sui meccanismi del potere imperiale. Nell'opera “Agricola” aveva annunciato che avrebbe composto un'opera dedicata al suo tempo, ma abbandona infine questo progetto, perché teme di cadere nella cronaca dei suoi giorni si è incupita la sua visione storica.
Historiae: opera composta negli anni 100-110 e che abbraccia gli anni dal 69 al 96 (dall'età dei quattro imperatori alla morte di Domiziano). L'autore offre una rapida panoramica della situazione di Roma e delle province all'inizio del 69, per individuare i fattori di crisi che condussero alla guerra civile.
- Proemio: non più celebrazione, ma assomiglia al proemio del poema di Lucano. Tacito racconta solo esempi di grande perversione, di intrighi e non più eventi gloriosi, ma sfaceli, eccezionali nella negatività.
- Per Tacito il 69 è un anno cruciale, perché ha svelato l'arcano dell'impero, cioè che l'esercito gioca un ruolo importante nell'elezione dell'imperatore, tale che un imperatore può essere eletto insieme ad altri 3 in posti lontani da Roma. Il racconto segue la continua alternanza di vicende interne ed esterne a Roma. Analizza le masse e mosra in proposito una raffinatissima capacità di intravedere la psicologia.
- V libro, excursus etnografico sui Giudei: la repressione dei romani a Gerusalemme prima e in tutta la Palestina dopo, sottomessa dal I sec a.C, il tributario dei romani nel 63. la regione prima appoggiava Pompeo poi Cesare, cosicché Cesare dette al popolo ebreo delle ricompense come l'esonero dal servizio militare e una certa indipendenza amministrativa. I problemi nacquero nell'età imperiale con Augusto che aveva creato la provincia di Giudea, affidata a un governatore che esercitava la pressione fiscale. Si era creata il mito della missione civilizzatrice di Roma nel mondo: tutti i popoli dovevano sottomettersi ai romani, soprattutto all'imperatore e riconoscerne l'autorità. Il popolo ebreo invece tende alla rivolta più di tutti gli altri popoli, rendendo sempre più tesi i rapporti con Roma. Questo atteggiamento, che costituisce l'elemento destabilizzante per l'autorità romana, è dovuto alla chiusa degli ebrei nei confronti degli altri, poiché si consideravano un popolo scelto da Dio, un popolo superiore che rifiutava gli altri popoli che aveva la missione di fare la propaganda dei loro culti, così le comunità ebraiche diventavano sempre più consistenti. Antisemitismo: il mondo latino (Orazio in alcune satire; Seneca in tono serio e morale condanna il riposo di sabato degli ebrei perché Seneca sostiene una vita produttiva; Giovenale nella Satira XIV pone il principio dell'ereditarietà: i figli ebrei che fanno festa sabato non entrano in contatto con i praticanti del altri culti; Marziale e Petronio irridono la pratica ebraica della circoncisione) sentiva l'ostilità nei confronti degli ebrei e Tacito in particolare sentiva addirittura disgusto e odio → gli ebrei vengono descritti come un popolo negativo, caratterizzato dalla pigrizia, malvagità, ostilità, che rinnega le proprie origini e condanna gli dei degli altri culti.
Annales: scritta tra 110 e 120, abbraccia gli anni dal 14 al 68 (morte di Augusto – morte di Nerone). La narrazione procede anno per anno. Tacito torna agli anni precedenti a quelli affrontati in “Historiae” perché sente la necessità di indagare sul fallimento dell'Impero e di approfondire il suo studio sui meccanismi del potere imperiale. Tacito si concentra sui personaggi, sia carnefici, sia sfruttati → l'individuo nella sua negatività.
- Manca totalmente l'imparzialità dell'autore influenzato dall'appartenenza al rango senatorio, che descrive i personaggi nella loro assoluta negatività, tacendo sugli aspetti positivi.
- Claudio: negativo, esattamente come nell'Apokolokyntosis di Seneca. In balia delle mogli. Secondo Tacito Claudio era un incapace e non sarebbe dovuto andare al potere.
- Nerone è una figura sempre in preda alla paura, all'angoscia, perseguitato dalla debolezza, ed è per questo che è un tiranno → un personaggio poliedrico. Tragedia del potere: definizione che si associa alla parte dell'opera dedicata a Nerone, trionfa il ricorso al delitto, al crimine. Già ai tempi del quinquennio felice, Nerone comincia a preoccuparsi a sbarazzarsi di coloro che non gli permettono l'esercizio di potere assoluto: la madre Agrippina, i fratellastri Britannico e Ottavia (all'uccisione di Ottavia è dedicata l'unica tragedia praetexta di Seneca, anche se non sembra opera sua in quanto gli eventi sono narrati troppo perfettamente come se Seneca li avesse visti, -ma in realtà Seneca è morto prima di quest'episodio), i colpevoli della congiura dei Pisoni.
- Tacito riprende alcune tecniche tipiche della tragedia nella parte finale degli “Annales”:assassini, sospetti, morte col veleno…
- il quadro della dinastia giulio-claudia viene delineato così negativamente che la storia di quest'età viene definita “una storia della saga degli atridi”, ossia dei discendi di Atreo, padre di Agamennone e Menelao: la stirpe di Atreo inizia con un eventi ai limiti del cannibalismo e qesti eventi cruenti caratterizzano tutta la storia della dinastia giulio-claudia. Il problema di questa famiglia risiede nel principio dinastico, nel peccato originale politico, perché tutti quelli che si erano macchiati d'omicidio avevano l'obiettivo di giungere al potere ai danni dei consanguinei: Agrippina fece adottare al marito Claudio il proprio figlio Nerone e poi avvelenare Claudio, cosicché Nerone potesse essere acclamato come imperatore.
- Agrippina: i due modelli di donna latina sono Lucrezia e Lesbia. Lucrezia è la donna tipica della società antica, una donna votata alla famiglia, simbolo della pudicizia, che rispetta le mos maiorum. Lesbia invece è la donna libertina, amante di molti uomini. Messalina (incarna la sfrenata libidine) e Agrippina (rappresenta la sete di potere, una donna molto maschile) appartengono alla categoria di Lesbia. Ascendente letterario: Agrippina è vicina a Clitennestra (la protagonista dell'Orestea di Eschilo), una donna dai ritratti virili, molto ambiziosa. Quando Agrippina viene fatta uccidere dal figlio, dice al centurione “trafiggimi il ventre”; quando Clitennestra viene fatta uccidere, dice “colpiscimi al seno”.

Impostazione
Le opere storiche mancano di un disegno filosofico e di adesione a una particolare filosofia.

  • Tendenziosità: presenta più interpretazioni di un fatto, senza prendere apertamente posizione a favore dell'una o dell'altra, per suscitare il senso dell'ambiguità. Questa tendenza lo porta a citare spesso “rumores”, che sono notizie provenienti da fonti popolari.
  • Veridicità: Tacito si dedicò con grande diligenza e scrupolo alla raccolta di informazioni e notizie, mettendo a confronto e usando fonti non soltanto letterarie, ma anche documentarie (acta senatos e acta diurna). Pertanto il contento delle opere storiografiche sono attendibili.
  • I ritratti di Tacito si concentrano sull'aspetto psichico e non fisico dei personaggi e sono di due tipi:
  1. Ritratto diretto: dato da una descrizione completa quando compare il personaggio o immediatamente dopo la morte del personaggio (epitafio). Un caso particolare è il ritratto paradossale: il fascino del personaggio nasce dai suoi aspetti contraddittori, che sembrano ossimori (es. il ritratto di Lucinio Muciano, un generale di Vespasiano, consiste nelle coppie antitetiche e nel chiasmo).
  2. Ritratto indiretto: dato da una serie di annotazioni e commenti ai margini dei racconti e che possono essere ricostruiti progressivamente (es. l'Imperatore Tiberio, un ritratto più tendenzioso, perché l'imperatore non è solo cattivo ma presenta anche degli aspetti positivi. Il ritratto risponde al topos letterario del tiranno ipocrita e abile maestro di dissimulazione)

Discorsi:

  • I discorsi diretti che sono libere invenzioni dell'autore assolvono la funzione di illustrare “drammaticamente” una situazione o di caratterizzare una determinata figura (l'autore si cala nel personaggio) o di sviluppare temi politici che stanno a cuore dello storico (in tal caso il personaggio diventa portavoce dell'autore e ne espone con eloquenza le riflessioni).
  • I discorsi indiretti: non interrompono il flusso narrativo, ma espongono considerazioni, commenti, congetture, giudizi della gente delineando l'atmosfera in cui si muovono gli eventi.

Modelli:
- Predecessori latini: la storiografica è una tradizione che aveva avuto nella letteratura latina due illustri storiografi, quali Sallustio e Livio. Tacito accetta il moralismo e lo stile di Sallustio (assoluta impossibilità di rivoluzione contro la degenerazione di costumi)) ed è lontano dal modello di Livio, il quale, operando nell'età augustea, tendeva a celebrare Roma. La storiografia di Tacito è anche vicino al poema di Lucano, in quanto privi dell'intento celebrativo, ma sono rispettivamente Anti-Livio e Anti-Virgilio.
- Storiografia greca:

  1. St. pragmatica: Tucidide di età classica e Polibio di età ellenistica. Il pragmatismo consiste nella concretezza delle azioni. È una storiografia che si occupa di eventi politico-militari e dedica meno attenzione agli svolti economici, etnografici, amministravi, geografici.. Dedica invece grande attenzione all'Eziologia, analisi precisa di cause profonde e di pretesti. Carattere laico: si tratta di problemi umani, totale mancanza di spazio dato al trascendente. Lo scopo di questo tipo di storiografia è quello di produrre qualcosa di utile per le generazioni future → Tucidide afferma che la natura umana è costante, che l'uomo in circostanze simili agisce in modi simili.
  2. St. tragica o sensazionalistica: in età ellenistica la storia è vista come uno spazio drammatico, come se nella storia si veda la messa in scena della tragedia del potere. I protagonisti sono il Bene e il Male, incarnati nei vari personaggi → intensificazione patetica, una storia romanzata.
  • Esclude l'intervento divino: è una storia umana, l'uomo è l'unico responsabile delle sue azioni → Storiografia pragmatica.
  • Descrizione dettagliata della morte cruenta e tragica dei personaggi (ìcome nelle tragedie di Seneca) o dei catastrofi per suscitare l'enfasi e il macabro → Storiografia sensazionalistica.

Moralismo:

  • Classe senatoria: la componente politica e morale viene accentuata ed esasperata e diventa l'elemento portante della narrazione storica, al centro del quale Tacito non pone più grandi eventi militari e civili, ma lo scadimento della classe senatoria, gli intrighi di corte, le lotte per il potere. L'idea centrale è l'ineluttabilità del principato, causa ed effetto della decadenza morale, politica e intellettuale della società romana e in primo luogo della classe senatoria dirigente, caratterizzata dalla propensione all'adulazione e al più basso servilismo nei confronti dei principi. Tacito focalizza infatti l'attenzione sui meccanismi del potere e le patologie indotte dal potere: analizza gli intrighi, la retroscena delle azioni politiche dell'imperatore, la capacità di dissimulazione, la doppiezza..
  • I personaggi sono al centro della narrazione: Tacito, come Sallustio, pone in primo piano l'individuo, da cui dipendono e a cui fanno riferimento i fatti. Da questo punto di vista, la storiografia di Tacito si avvicina alla biografia, ma priva di particolari più minuti e futili cari alla biografia svetoniana. Tacito dedica profonda attenzione all'animo umano, all'interiorità e ai sentimenti dell'imperatore → profonda indagine psicologica come conseguenza dell'impostazione politica e moralistica.
  • Imparzialità non raggiunta: in realtà il moralismo e il pessimismo dell'autore lo portano a perdere il carattere obiettivo, infatti Tacito formula severi giudizi di condanna sugli eventi e sui vizi, difetti e sulle debolezze dei personaggi.
  • Pessimismo sulla natura umana: gli imperatori vengono descritti in maniera feroce, anche coloro che hanno compiuto qualcosa di positivo. Questo è dovuto al pessimismo dello storico che riprende la visione di Tucidide (gli uomini sono portati dal desiderio di dominio e da istinti più abietti): Tacito tende a sospettare di ogni atto le motivazioni meno nobili e ad accreditare o a suggerire quasi sempre l'interpretazione più sfavorevole.
  • Pessimismo: muta l'atteggiamento verso il potere assoluto a mano a mano che egli ne approfondisce e ne indaga la natura: dall'esaltazione, nell'”Agricola” e nel “Dialogus”, degli aspetti positivi del principato nelle mani di Nerva e di Traiano, l'autore passa a una considerazione progressivamente più amara dell'altissimo prezzo che è costata la “misera pace”. → il principato è il risultato della profonda crisi che ha portato alla fine della repubblica, della degenerazione della classe senatoria e della scomparsa del popolo come entità politica.

Stile
Tacito foggia un modo di esprimersi pieno di vigore, tensione e gravità, lontano dall'uso comune, con la predilezione per i termini rari, arcaici e poetici. Questo stile conferisce solennità al testo, provoca il senso dello straniamento e al contempo esprime la volontà di Tacito (come Sallustio) di dimostrare l'ammirazione e il rimpianti per i tempi in cui la moralità era ancora elevata.
Il vocabolario è molto ricco e selettivo: utilizza termini che sembrano sinonimi per dare enfasi alle sfumature di un vizio.
Brevitas: le frasi nominali, la costante ellissi del verbo “sum”, l'asindeto, lo zeugma conferiscono al testo una concisione e pregnanza eccezionali e un andamento rapido.
Varietas: variatio, cambiamento continuo di costrutto → una scrittura imprevedibile e asimmetrico che causa un effetto di straniamento e rende la disarmonia del reale.
Inconcinnitas: squilibrio e asimmetria nella struttura sintattica del periodo.

LETTURA
Pag. 350. Discorso di Calgaco: discorsi inventati da Tacito. Càlgaco è il capo dei Caledoni in attuale Scozia. Sallustio, Livio, Cesare.. i suoi predecessori avevano svolto i motivi della propaganda antiromana dando direttamente la parola ai nemici. Si è certi che Tacito abbia inventato il discorso calandosi in Càlgaco, perché alcuni elementi del discorso sono presenti in altre parti delle opere.
È un discorso sull'imperialismo visto dai popoli assoggettati. Da Augusto in poi, l'imperialismo è visto come missione civilizzatrice per i Romani, ma in realtà è uno sterminio, un massacro che non porta la pace e la civilizzazione: più che altro, l'imperialismo romano è solo la brama insaziabile di potere e di avidità che rende i Romani predatori → “raptores orbis”. La requisitoria si conclude con lo smascheramento dell'ipocrisia e della malafede dei Romani che chiamano pace il deserto conseguente allo sterminio. La tesi antiromana viene espressa in una forma potente e originale, giocata sulle antitesi e sul chiasmo.
Càlgaco: i Caledoni sono autoctoni, come i germani, mentre gli altri popoli dell'isola non lo sono. Il capo dei barbari assume qui una statura nobile ed eroica: la difesa della libertà della patria è per Tacito un altissimo valore, ma Tacito comunque è lontano dal condannare la politica romana di conquista.
Rubare, trucidare, rapinare: climax, nel testo latino c'è l'asindeto. È la sententia che dà molta concisione. Pace: maschera dell'imperailismo ed espansionismo → i metodi del governo romano nelle provincie si basa sugli abusi di potere, sui soprusi e sui tributi.
È una sorta di orazione, grande suasoria (un tipo di discorso che deve convincere qualcuno a fare qualcosa). Un altro tipo di discorso è controversia ( un discorso che serve per difendere una tesi e attaccare l'antitesi).
Alto tenore espressivo, fine elevato e sostenuto, tradisce la formazione retorica di Tacito, non si addice al discorso di un barbaro, ma si evince comunque la personalità di Càlgaco.

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